I migliori albi illustrati d’arte dal Salon di Montreuil 2018

I migliori albi illustrati d’arte dal Salon di Montreuil 2018

15 Ottobre 2019 Off Di Claudia Pazzini
Il Salon de la Presse Jeunesse di Montreuil

Ormai manca poco più di un mese alla 35° edizione del Salon de la Presse Jeunesse di Montreuil e come ogni anno da dieci anni a questa parte mi preparo con appunti e note sui libri da sfogliare, le mostre di illustrazione e d’arte da vedere a Parigi, gli albi illustrati francesi imprescindibili da comprare (quelli troppo di nicchia che mai vedremo in Italia) e da farsi dedicare dagli illustratori. Qui vi avevo già parlato della splendida mostra dello scorso anno sugli abecedari, in questo post invece, come vi avevo promesso, vi mostro gli albi illustrati d’arte e non della scorsa edizione che mi hanno colpito maggiormente per qualità, innovazione, efficacia per la visual literacy che non possono mancare in un atelier di didattica museale, nelle classi di arte e immagine a scuola e negli scaffali d’arte di biblioteche, musei, educatori e divulgatori di bellezza. Paradossalmente, si contano sulle dita di una mano quelli che nel corso di quest’anno sono stati importati in Italia da coraggiosi, preparati e illuminati editori a cui va tutta la mia stima.

Inizio dalle Pepites 2018, titoli che il Salon seleziona tra le migliori uscite dell’anno: A Travers di Tom Haugomat non ha vinto un premio ma, a mio parere, è stato l’albo illustrato più originale e innovativo tra gli altri. Selezionato anche alla Bologna Children’s Book Fair quest’anno con una menzione speciale, è appena uscito anche in italiano in questi giorni con il titolo, meno evocativo, Nello spazio di uno sguardo per l’editore Terre di Mezzo che non sbaglia mai un colpo (grazie di esistere!). Si tratta di un silent book molto corposo che racconta la vita di un bambino che diventa astronauta, si innamora, ha dei figli, invecchia, come tanti. La straordinarietà dell’albo sta nel fil rouge della narrazione: lo sguardo. Uno sguardo che racconta la vita di un essere umano e con lui abbraccia il mondo intero, posandosi sul microcosmo infinitamente piccolo dei silenziosi insetti che accompagnano le giornate dell’infanzia, fino al macrocosmo dello spazio, esplorato da adulto nelle spedizioni esplorative.


Mentre scorre lo sguardo, scorre il tempo, a volte lento, travolto dal rosso fuoco del tramonto, a volte irruento come un’emozione, come lo strappo di un addio. Chiudi il libro al termine della storia e non puoi fare a meno di chiederti:

Dove si posa il mio sguardo ogni giorno?

Cosa racconta?

E’ un libro importante, forse difficile per chi non è abituato a leggere il testo visivo delle immagini, ma necessario perché capace di restituire dignità allo sguardo. La lettura delle immagini nella simbiosi del nostro sguardo di lettori e quello dell’autore ci porta ad interrogarci sul modo di guardare le cose intorno a noi. E’ un invito costante ad uscire dalla passività imposta dallo schermo dei media per tornare ad un uso consapevole e critico della vista attraverso la narrazione per immagini. Educare lo sguardo delle nuove generazioni oggi si fa sempre più urgente e, a proposito di competenze, saper utilizzare in modo intelligente e comunicativo dell’immagine non è un’abilità da sottovalutare. Come si può decifrare il mondo senza uno sguardo ben orientato?

Tom Haugomat mentre dedica la mia copia di A Travers

Per quanto riguarda gli albi di arte, lo scorso anno Montreuil mi ha stupito con due titoli che per la didattica museale aprono infinite possibilità educative. Il primo è Le Grand Inventaire de l’Art di Louise Lockhart per le edizioni DADA, note in Francia per una rivista d’arte per bambini che porta lo stesso nome dell’editore. Inutile dirlo, un’editore che divulga arte ha una marcia in più, essendo specialista del settore, ed è inevitabile che abbia proposte che sappiano solleticare l’interesse di uno storico dell’arte. Touché!


Questo grande inventario di arte mescola periodi storici, stili e opere d’arte in un gran calderone che stimola associazioni visive e simboliche, rompendo gli schemi della manualistica scolastica per regalare un approccio più libero e personale alla storia dell’arte.

Le opere, a centinaia, vengono trasformate dall’autrice, in immagini iconiche, facili da memorizzare e da riconoscere. Insomma, si tratta di un inventario che allo stesso tempo è un manuale visivo di storia dell’arte ma anche un gioco memory e perché no, sconfina quasi nel genere del wilmmenbuch, i così detti “libri brulicanti”, pieni di dettagli da scoprire. Tante sono le attività che un libro del genere può ispirare nei laboratori a scuola e al museo. Ottimo anche per approcciare la grande Storia in modo originale e più familiare al linguaggio visivo in cui ormai sono immersi i bambini di oggi.

Le Grand Inventaire de l’Art di Louise Lockhart (e la borsa con cui faccio la fanatica in giro!)

Il secondo albo illustrato d’arte che davvero non mi aspettavo di trovare (e che solo in Francia puoi immaginare che venga pubblicato) è Monstres et Merveilles. Cabinets de Curiosité à travers le temps di Alexandre Galand, illustrato magistralmente da Delphine Jacquot per Seuil Jeunesse. Non è possibile immaginare la gioia, l’emozione, lo stupore di una storica dell’arte, nonché curatrice museale, nello sfogliare un gigantesco albo sulle Wunderkammer di ogni epoca. Di Delphine Jacquot già anni fa mi portai a casa dal salon un grande poster cartonato pieghevole che riproduceva uno stravagante quanto meraviglioso Cabinet de Curiosité, edito da La Maison est en carton.


Per chi si occupa di didattica museale uno strumento come questo offre prospettive educative davvero interessanti, ma anche gli insegnanti in una Wunderkammer come questa possono trovare mille spunti per fare lezioni coinvolgenti di storia, geografia, arte, scienze. Basta un pizzico di creatività e passione.

Il libro ha un’impostazione divulgativa ma mai noiosa per quanto riguarda i testi che, oltre ad inquadrare storicamente ogni cabinet, si focalizzano su oggetti particolari raccontandone aneddoti e curiosità. Tuttavia, sono le grandi illustrazioni di Delphine Jacquot, piene di dettagli, colori ed oggetti bizzarri, a catalizzare lo sguardo. Le sue illustrazioni non sono ricostruzioni filologiche delle Wunderkammer storiche ma libere interpretazioni di ambienti in cui si ricompone in modo del tutto personale e stimolante, la conoscenza del mondo attraverso oggetti, personaggi storici, specie vegetali ed animali, strumenti scientifici e tecnologici come i primi proiettori cinematografici. La doppia pagina apribile in quattro facciate e il formato fuori misura amplificano il senso di meraviglia: ci si può immergere visivamente ma anche quasi fisicamente in quegli ambienti surreali, alimentando lo stupore e il desiderio di conoscenza. Un albo che è un’opera d’arte in sé per la particolare cura estetica con cui è stato confezionato.

In attesa delle novità del Salon di quest’anno, vi mostrerò presto in un altro post gli abecedari e gli imagiers più originali ed efficaci per la visual literacy visti lo scorso anno.