La mia Bologna Children’s Book Fair – le novità internazionali sugli albi illustrati d’arte

La mia Bologna Children’s Book Fair – le novità internazionali sugli albi illustrati d’arte

30 Maggio 2019 Off Di Claudia Pazzini

Naturalmente, il mio obiettivo principale alla Bologna Children’s Book Fair, come tutti gli anni, è stato quello di scovare nuovi albi d’arte, utili per la didattica museale e per l’alfabetizzazione visiva di cui mi occupo. Qui vi ho già parlato della mostra degli illustratori e dei libri premiati, oggi invece vorrei segnalare a tutti gli insegnanti, educatori, bibliotecari, operatori museali che non hanno potuto visitare la fiera o a cui sono sfuggiti, una serie di libri meravigliosi che ho scovato tra gli stand, che meritano non solo di essere promossi e utilizzati, anche se in lingua straniera, ma anche di essere evidenziati e proposti agli editori italiani che incoraggio a valutarli e scoprirli per una possibile pubblicazione.

My City di Joanne Liu


Inizio subito da My City di Joanne Liu, edito dalla Prestel. Si tratta quasi di un sequel del primo silent book dell’autrice, My Museum, che proprio lo scorso anno ha ottenuto una menzione speciale nella sezione Arte, Architettura e Design del premio BRAW alla Fiera di Bologna. Sulla falsariga di quest’ultimo, My City riprende le esplorazioni del bambino curioso protagonista, spostandosi dall’ambiente del museo alla città. Occasione per la scoperta della bellezza intorno a sé è una semplice passeggiata con la mamma per la strada. Camminando, il piccolo osserva i colori delle foglie, delle nuvole al tramonto, dei panni che si muovono negli oblò delle lavatrici pubbliche, scorge gli scorci di città che si riflettono nelle pozzanghere, trova ad ogni passo qualcosa di meraviglioso.

L’ordinario, a guardarlo bene, nasconde nei dettagli del quotidiano lo straordinario. Basta avere occhi attenti, capaci di leggere la realtà e di coglierne l’essenza dietro un’apparenza banale. Un libro che, senza parole, lascia che siano le immagini ad accompagnare lo sguardo a rinnovarsi e a proseguire con nuovi occhi a guardare oltre i suoi confini.

Per chi si occupa di visual literacy è imprescindibile.

Die Welt der Farben di Willy Puchners

Un altro libro che mi ha colpito subito è stato Die Welt der Farben di Willy Puchners. Pur non comprendendo il tedesco, il libro è abbastanza intuitivo, approfondisce la conoscenza della complessità cromatica attraverso la costruzione di palettes che invitano a guardare il mondo con occhi diversi, quelli dell’illustratore. Puchners, illustratore poco conosciuto in Italia, vive costantemente la sua vita nella dimensione del viaggio e della scoperta. Nei suoi viaggi prende sempre appunti grafici, disegna scorci, architetture, persone e per ogni situazione associa un colore creando una personalissima palette, un codice cromatico con cui decifrare il mondo.

Le illustrazioni sono arricchite di frasi, riflessioni, citazioni, francobolli, frammenti di mappe e carte accumulate che compongono in questo modo un vero e proprio diario visivo in cui registra in modo originale le proprie esperienze di vita, dando libero sfogo ai propri pensieri e al proprio mondo interiore.

Per Puchners i colori non sono standardizzabili in codici industriali, ma individuali e caratterizzabili. Per questo, lavora abbinando colore e parola: ricordi, immagini e suggestioni vengono convogliati in sfumature di colore sempre diverse e ricomposti in illustrazioni particolarmente evocative ed originali. Si può raccontare il mondo e se stessi usando come mezzo principale il linguaggio visivo?

Non solo Puchners ne è convinto, ma anche da noi ho scoperto esperienze di visual literacy straordinarie, come quelle sviluppate da Federica Ciribi nelle scuole con il suo diario visivo. Seguo questa educatrice da diverso tempo anche se non ho avuto il piacere di conoscerla personalmente e la sua idea di iniziare i bambini al linguaggio visivo attraverso la forma espressiva del diario creativo mi ha subito conquistato. Ricordo ancora quando negli anni delle medie e del liceo tra ragazze si faceva a gara a chi avesse il diario più glitter, più decorato, colorato e “alto” a causa dei numerosi ritagli, adesivi ed “appiccichini” vari. Ma allora eravamo negli anni Ottanta- primi anni Novanta, quando ancora internet e cellulari non esistevano e si aveva ancora ampio spazio per usare la propria immaginazione. L’invasione quotidiana di migliaia di immagini, subite passivamente, assorbite e dimenticate alla velocità della luce, riempie i nostri occhi e il nostro cervello senza concedere più alcuno spazio alla libera espressione creativa di sé. Osservare le pagine di diario visivo,
ispirandosi anche ad albi illustrati, realizzate dagli alunni di Federica Ciribi, mi sorprende sempre per i risultati incredibili che si possono ottenere stimolando il cervello creativo. Abbiamo dunque bisogno di libri come
Die Welt der Farben di Willy Puchners? Decisamente sì!

Pensar el espacio, Chiara Carrer, Petra Ediciones.

Passando per lo stand degli editori messicani ho trovato Pensar el espacio di Chiara Carrer, illustratrice con cui ho seguito diversi corsi e a cui devo molte delle mie conoscenze in materia. Come il precedente Antes no habia nada di qualche anno fa, anche quest’ultimo libro sorprende per il taglio intimo delle riflessioni che vanno di pari passo con la ricerca grafica e visiva. Se nel precedente, il tema analizzato era la natura, declinata in una collezione di ricordi, immagini, pensieri che generano un giardino (o un diario?) intimo, in questo nuovo volume il soggetto
è lo spazio. Lo spazio pensato partendo dal vuoto, ricercando forme, declinando possibilità interpretative e creative, lasciando il pensiero libero di correre tra una connessione e l’altra, approfondendo, allo stesso tempo, le dinamiche dei processi creativi.

Un libro complesso, profondo, ipnotico, pieno di spunti e di nuove strade da sperimentare; ottimo soprattutto per artisti, illustratori ed educatori che possono costruire attività laboratoriali molto più stimolanti dopo averne assimilato bene e fatto propri i contenuti.

Peccato sia molto difficile (e costoso) da reperire in Europa. Altrettanto improbabile (ma la speranza è l’ultima a morire) che un testo così raffinato si ritagli un suo mercato in Italia, ma quanto utile sarebbe averlo come strumento di lavoro e di riflessione per tutti i professionisti dell’arte? Non esito a dire che sarebbe un ottimo testo scolastico di approfondimento per Arte e Immagine. Bisogna osare di più per aprire le menti e lo sguardo. Speriamo che qualche editore audace se ne accorga.

Mi rendo conto che molti dei titoli che propongo possono essere percepiti come libri particolarmente colti, complessi, esigenti. Ma non sono libri impossibili. Necessitano di un’intermediazione, certamente. Ma ritengo siano necessari per innalzare il livello di alfabetizzazione visuale nell’infanzia e per conseguire una maggior consapevolezza nella lettura, nella gestione e nell’uso delle immagini, questioni che non sono più procrastinabili nel moderno contesto sociale in cui viviamo. Naturalmente, ci sono anche libri più accessibili ma non per questo meno efficaci nel valorizzare l’arte come veicolo fondamentale nello sviluppo di un immaginario articolato e di qualità nel bambino. Tra questi, due titoli mi hanno particolarmente entusiasmato, ossia Blue Rider di Geraldo Valerio, della Prestel, un silent book che intreccia le suggestioni cromatiche degli Espressionisti tedeschi di Der Blaue Reiter con la scoperta della potenza dell’immaginazione, alimentata dalla lettura di un libro da parte di un bambino che, galoppando con la fantasia su un cavallo blu per la sua grigia città, contagia tutti. La lettura diventa un atto creativo capace di innescare il rinnovamento sociale. Trovo molto significativa questa associazione tra arte, cultura e cambiamento. L’altro libro davvero brillante che mi ha conquistato è stato Kahlo’s Koalas. The great artists counting book di Grace Helmer, Andrews McMeel Publishing, esiste sia in copertina rigida che in cartonato per bambini piccoli. Si tratta di un primer per imparare a contare, ma l’elemento avvincente e innovativo è il fatto che gli animali da contare non sono gli stessi che si incontrano in altri libri del genere: sono visti attraverso gli occhi e il pennello di grandi pittori, da Picasso a Monet, passando per Kandinskij, Seurat e Frida Kahlo. Allo stesso tempo il bambino impara a distinguere gli animali, ne memorizza i nomi, impara a contare e a riconoscere stili artistici differenti associandoli ai nomi dei pittori. Utile anche come primo approccio al museo. Ecco, questo è un libro di qualità. Un libro pretenzioso? Non direi. E’ un libro fatto bene, capace di bilanciare con efficacia aspetti didattici e divulgativi. In una parola, non è banale.

Tanti altri sono i libri che ho carpito qua e là tra gli stand della fiera ma questi sono davvero i migliori in assoluto, per me, per quanto riguarda le novità sugli albi di arte. Nel prossimo post concluderò la cronaca della fiera parlandovi degli incontri davvero interessanti a cui ho partecipato, naturalmente sempre inerenti alla didattica dell’arte, alla ricerca artistica e agli albi illustrati di qualità.