La mia Bologna Children’s Book Fair 2019  – premi e mostra illustratori

La mia Bologna Children’s Book Fair 2019 – premi e mostra illustratori

5 Maggio 2019 Off Di Claudia Pazzini

Un progetto molto impegnativo di cui vi parlerò in un prossimo post mi ha sottratto molto tempo e solo ora posso raccontarvi la mia cronaca della fiera, cosa ho visto, chi ho incontrato e svelarvi i tesori che ho trovato. Sarà un racconto “a puntate”, suddiviso per argomenti. In questo primo post vorrei parlare soprattutto delle novità, degli stimoli ricevuti, di ciò che mi ha colpito di più di questa edizione 2019 della Bologna Children’s Book Fair. Il mio focus è stato principalmente sui miei interessi e temi di ricerca, ossia i libri d’arte e i libri visuali che educano lo sguardo e tutto ciò che ruota intorno ad essi. Innanzitutto, parliamo dei libri premiati. Da storica dell’arte, sono stata molto felice del riconoscimento ottenuto dal libro scritto da David Hockney, artista che non necessita di presentazioni, Alla scoperta delle immagini, un viaggio nella storia dell’arte e dell’immagine con una profondità di analisi e di riflessione senza pari. Come disse la mia cara amica Grazia Gotti ad un seminario che tenemmo insieme ad Umbria Libri qualche mese fa, questo dovrebbe diventare un libro di testo di Arte e Immagine alle scuole secondarie di primo grado, ma lo vedrei bene anche come libro di testo di Storia dell’Arte alle secondarie di secondo livello, per quel po’ che vi è rimasto di questa materia tanto umiliata. Il libro ha vinto il premio New Horizons. Molto significative le motivazioni della scelta della giuria:

Alla scoperta delle immagini di David Hockney e Martin Gayford, premio New Horizons 2019


Il libro mostra nuove direzioni possibili per indagare la cultura visiva e il libro per bambini.

L’intera operazione, nutrita di dialoghi intrecciati, è profondamente nuova e mette in discussione quei miti, quelle leggende e quei pregiudizi che spesso ostacolano e limitano le possibilità di una relazione autentica e vitale con l’arte.

Tra le menzioni speciali nella sezione Fiction una mi ha reso molto felice, è A Travers di Tom Haugomat. Un libro di quelli arditi, di come se ne vedono solo in Francia: si tratta di un silent book in cui si racconta la vita di un bambino che diventa uomo ed astronauta, passando per i suoi affetti, i suoi dolori, le sue scoperte e un profondo senso di meraviglia che permane pagina dopo pagina….tutto avviene attraverso le lenti di un binocolo, un punto di osservazione speciale, che dal microcosmo del mondo silenzioso della natura passa al macrocosmo dello spazio, aprendo domande, stimolando lo sguardo, spingendolo oltre le apparenze, a leggere la vita tra le righe del non detto, nascosta nei dettagli che solo un occhio allenato riesce a cogliere. Un libro strepitoso, ottimo strumento per la visual literacy.

A Travers di Tom Haugomat, menzione speciale nella sezione Fiction 2019

Passando alla mostra degli illustratori, tra le molte proposte che ogni anno mi convincono sempre meno (ma de gustibus non disputandum est, si intende), ho scoperto tre artisti davvero molto interessanti a mio parere, le cui immagini ( finalmente!) hanno una storia interessante da raccontare sia nel segno che nel significato da esse veicolato. La prima è un’illustratrice messicana, Amanda Itzel Mijangos Quiles. Le sue quattro tavole rappresentano con grande vigore espressivo i miti ancestrali americani. Di queste tavole mi piace tutto: l’uso sapiente della tricromia nero, blu e bianco; il dualismo di luce e tenebre, vita e morte; adoro i rimandi alle culture precolombiane, alle radici estetiche autoctone messicane e l’omaggio a La danza di Matisse, quella citazione colta, sapientemente rielaborata, che gratifica sempre una storica dell’arte. Editori, fatene un libro, vi prego!

Diccionario de mitos de America,
Amanda Itzel Mijangos Quiles

Il secondo illustratore che si è fatto notare per la sua peculiarità, sia per la tecnica utilizzata che per i soggetti inconsueti, è stato Angelo Licciardello con le sue “Nuove antiche icone”. Quante cose ci vede il mio occhio deformato da storica dell’arte in queste icone! Arte folk e pittura del Duecento italiano, mescolate a graffiti e a quell’effetto di antico intonaco affrescato in rovina, un po’ stile domus romana…molto originale e coraggioso nel proporre qualcosa di nuovo che esce dagli schemi e dalle mode del momento. Queste icone hanno davvero qualcosa di interessante da dire. Speriamo che qualcuno se ne accorga.

Nuove Antiche Icone,Angelo Licciardello

Forse un po’ più classico, ma solo in apparenza, il terzo illustratore che ho apprezzato alla mostra è stato il turco Feridun Oral con i suoi ortaggi e verdure realisticamente realizzati ad acquarello, sembrerebbe di trovarsi di fronte ad un virtuosismo tecnico, eppure, osservando con attenzione le forme e i dettagli, ci si accorge che dalle immagini emerge un racconto nel racconto…le macchie violacee dei fagioli si rivelano essere lucertole, tra i baccelli pieni di fagioli si nasconde qualche pesce spada, le ricche forme scanalate del cipollotto diventano capitelli greci, peperoncini e pomodori compongono un bel granchio rosso, una mezza pera diventa un mandolino e così via, esplorando con lo sguardo, niente è come sembra. Adesso, come si fa a non farne un libro di una tale meraviglia?! Ditemi che esiste già! Queste tavole, oltre ad essere elegantemente composte, rivelano una profonda capacità di osservazione dell’autore che trasmette all’osservatore, stimolandolo ad educare lo sguardo, ad esercitarsi ad andare in profondità nelle cose, a trovare analogie, nuove forme, invitando a reinventare continuamente la realtà con i propri occhi. Quante cose si potrebbero fare per la visual literacy con un albo così?

Insomma, mi piace chi osa, chi esce fuori dal coro del commerciale, chi ha qualcosa di interessante da raccontare e sa come farlo. Chiudo questa prima parte della mia cronaca della fiera, segnalando altri due artisti che meritano di essere seguiti, a mio avviso, e che hanno saputo intrigarmi, anche se per aspetti differenti rispetto agli altri tre summenzionati: una è la giapponese Mika Hirasa che ha rielaborato le favole di Esopo usando stoffe e ricamo, con uno stile decorativo misurato, un sapiente uso dei toni cromatici e una grazia distintiva della sua cultura. L’altro è lo spagnolo Mar Hernandez, le cui qualità compositive sono davvero lodevoli. La trama raffinata di cerchi concentrici, il controllo totale degli equilibri visivi e l’atmosfera sospesa che si respira nelle sue tavole mi hanno totalmente ipnotizzato.

A presto con la seconda parte della mia cronaca della Children’s Book Fair 2019!